La fondazione di Taras e l'insediamento peuceta di Dolcemoroso

Ultima modifica 5 maggio 2020

Testo di Sergio Natale Maglio - © Tutti i diritti riservati

Il territorio di Mottola si trova al confine settentrionale tra l’area abitata dai Peuceti e la porzione di territorio che venne occupata dalla colonia greca di Taranto. I  Greci si insediarono  stabilmente sulle coste del mar Jonio con propri insediamenti già alla fine dell’VIII secolo, con la fondazione nel 706 a.C.  di Taranto, colonia di Sparta, e successivamente, alla metà del VII secolo, con quella di Metaponto, colonia dell’Acaia. Alla base della politica coloniale delle città stato dell’Egeo vi erano diversi e importanti motivi, come la necessità di espansione commerciale, il sovrappopolamento  delle città, il bisogno di nuovi territori fertili e pianeggianti, la necessità di porre riparo alla esclusione di molti cittadini delle poleis greche dalla distribuzione delle terre.
Naturalmente, l’arrivo in pianta stabile dei Greci creò qualche problema alle popolazioni peucete e messapiche che vennero respinte ai confini del territorio della colonia. A partire dall’VIII secolo e in quelli seguenti, la zona a occidente della colonia di Taranto, ove si trovavano le popolazioni peucete,  vide la fioritura di diversi centri fortificati indigeni, che venivano generalmente realizzati in siti elevati, posti lungo le vie di comunicazione e in prossimità della pianura. E’ il caso dei villaggi ritrovati presso Castellaneta, nei siti de La Castelluccia (Masseria del Porto), Masseria Minerva, Masseria Tria, Masseria Tarallo. Al confine col territorio di Laterza vi era il centro abitato peuceta di Monte S. Trinità, a Monte Camplo, mentre presso la attuale Gioia del Colle gli insediamenti di Santa Mola e Monte Sannace.
Anche il territorio di Mottola vide la nascita un villaggio fortificato peuceta, presso Dolcemorso, probabilmente già verso la fine dell’VIII secolo a.C.  La presenza di abitati fortificati di questo genere testimonia l’esistenza di forti tensioni e di relazioni altalenanti tra Taranto e i suoi vicini indigeni, particolarmente nel corso del V e IV secolo a.C. Il villaggio peuceta presso Dolcemorso sembra essere più antico rispetto a quello fortificato sulla collina di Mottola, che viene datato al IV secolo a.C. per la  tipologia delle sue mura ellenistiche, presumibilmente costruite dai Tarantini in un periodo di rafforzamento espansionistico della città magnogreca nel territorio circostante.  
La vasta area archeologica di Dolcemorso è tuttora praticamente inesplorata, compresa l’acropoli dell’abitato peuceta, posta sulla sommità di una collinetta affogata in una fitta boscaglia, alta circa 320 m s.l.m. Secondo rilievi effettuati da studiosi, l’insediamento sembra contenere i resti di due circuiti difensivi di mura poligonali. La prima cinta, posta più in basso e di maggiore estensione, presentava tre ingressi abbastanza vicini tra loro, nonché una rampa d’accesso lastricata, che probabilmente conduceva a una postierla.
Il secondo circuito murario, molto più ridotto, contorna nella parte più alta il ciglio della collinetta, racchiudendo un’area di circa 13000 metri quadrati. I resti di quest’ultima cinta difensiva sono attualmente evidenziati da un rialzo che emerge nel terreno lungo tutto il perimetro della fortificazione, largo 6 metri e alto circa un metro. Probabilmente serviva a delimitare una sorta di fortezza militare che potrebbe aver ospitato anche edifici a carattere sacro e cultuale.
Presso l’area archeologica di Dolcemorso, finora è stato effettuato un solo saggio di scavo nel 1998-1999, da parte della Sovrintendenza Archeologica. Esso portò al ritrovamento di un piccolo insediamento rustico composto da dieci ambienti, con un’estensione complessiva di 500 mq., ai piedi della collinetta che custodisce i resti del villaggio fortificato peuceta. Il sito scavato, databile al IV sec. a.C., risultava impiantato su un precedente insediamento di epoca peuceta. Infatti le unità edilizie erano realizzate con pietrame misto e, sebbene il materiale ceramico rinvenuto al di sotto dei crolli fosse ascrivibile alla prima età ellenistica, la presenza intorno al sito di numerosi frammenti ceramici arcaici confermava la esistenza in quella zona di un precedente insediamento indigeno di cultura peuceta, risalente al VI sec. a.C.


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