La Motola longobarda e il castrum bizantino
Ultima modifica 5 maggio 2020
Testo di Sergio Natale Maglio - © Tutti i diritti riservati
Dopo il periodo classico, si ha la prova del popolamento di Mottola anche in età altomedievale, grazie alla trascrizione di un diploma del 774, già conservato nel Chronicon S. Sophiae. In esso, il principe longobardo Arechi II confermava una donazione fatta dal presbitero mottolese Mauro al tempio di Santa Sofia di Benevento; la donazione riguardava una chiesa dedicata a San Martino e il patrimonio che era stato donato alla stessa da un certo Aurimone, riguardante un territorio che si stendeva “per nove miglia dallo stesso territorio di Motola”. E’ questo il primo documento storico che riporta il toponimo della città. Un’altra citazione della chiesa di San Martino appare oltre cinquecento anni più tardi, nel 1324, negli elenchi della decima, che la Chiesa romana prelevava sulle rendite ecclesiastiche per finanziare le crociate e altre sue attività. Nel territorio mottolese, però, non si conserva alcun resto archeologico o toponimo che faccia riferimento a questa chiesa altomedievale. D’altra parte, nel centro urbano non esistono altri reperti o monumenti di età medievale che siano precedenti al XIII secolo, fatta eccezione per una piccola torre rotonda in via Petrarca.
Anche questa torre risale probabilmente all’età altomedievale, ovvero al periodo bizantino, tra IX e X secolo. La tecnica di costruzione, che utilizza blocchetti irregolari di pietra calcarea sbozzati approssimativamente e cementati con malta, appare molto simile a quella adottata per un'altra torre rotonda del territorio di Mottola, la torre di avvistamento o pyrgoi che si trova presso il grande villaggio rupestre di Petruscio sul ciglio della gravina, anch’essa di età altomedioevale. Gli scavi archeologici effettuati nel 2006 presso la Torre di Petruscio, hanno portato al ritrovamento al suo interno di ceramica non posteriore al XII secolo, permettendo così di dare una datazione certa del termine di utilizzo di quella struttura difensiva del villaggio rupestre.
La torretta di via Petrarca è collocata lungo il probabile perimetro fortificato di età classica, nella sua parte orientale, e sembra costituire un elemento di rinforzo della antica muraglia difensiva. Abbiamo già annotato un altro possibile rafforzamento in età altomedievale della antica cinta difensiva classica, questa volta sul perimetro occidentale, in via Salvo d’Acquisto, con la realizzazione di una nuova muraglia. Ambedue questi interventi sono localizzati alcune centinaia di metri all’esterno della cinta difensiva medievale, che cingeva il centro storico Schiavonia. Come mai, allora, in età altomedievale era stata rafforzata una cinta difensiva che era esterna alla città medievale?
Esiste una ipotesi che può fornire una spiegazione all’assenza di monumenti altomedievali nella città e alla presenza di queste fortificazioni esterne alla cinta medievale.
Nel IX secolo tutta la porzione centrale della nostra regione, corrispondente grosso modo alle province di Bari e Taranto, era stata strappata ai Longobardi dai Berberi del nord Africa, da poco convertiti alla fede islamica, che si erano spinti anche in Puglia dopo aver conquistato la Sicilia nell’827. Nella zona più ricca e intensamente popolata della regione, tra l'847 e l'871 Bari fu la capitale di un vero e proprio emirato, mentre Taranto dall’840 all’880 fu solo un ribat, vale a dire un insediamento fortificato, una sorta di base operativa. Con ogni probabilità, dopo la cacciata dei Berberi e la riconquista bizantina della Puglia centrale nella seconda metà del IX secolo, la gran parte della popolazione nel territorio di Mottola era abitualmente residente a Petruscio e presso gli altri villaggi rupestri, in prossimità della fertile pianura tarantina che in età medievale si era impaludata e che necessitava di bonifica e di coltivazione.
Oltre alla costruzione della torre di via Petrarca e alla “riparazione” della muraglia di via D’Acquisto, la tradizione locale attribuisce, sempre ai Bizantini, la realizzazione nel 927 di una alta torre nella parte nord del circuito murario, all’altezza della attuale via Torretta, che venne demolita nel 1820.
Tutti questi interventi sulla antica cinta difensiva classica in età bizantina avevano verosimilmente lo scopo di restaurare e rafforzare le fortificazioni del castrum collinare, le quali avevano assunto la funzione di ospitare e difendere le popolazioni dei coloni, sparsi nel territorio rurale, solo in presenza di situazioni di particolare pericolo.