Santa Maria de Busso: il pavimento angioino
Ultima modifica 6 maggio 2020
Testo di Sergio Natale Maglio - © Tutti i diritti riservati
Nel medioevo pugliese e lucano l’uso di mattonelle fittili decorate nella pavimentazione è attestato finora solo nella cattedrale di Barletta e nella chiesa che sorgeva presso la Torre di Satriano, in territorio di Tito, datate all’XI secolo. Ad Anglona, Montepeloso (Irsina), Montescaglioso, Metaponto, in genere datate al XII secolo, non è certa la loro funzione pavimentale, perché probabilmente decoravano le pareti delle chiese. Tra tutte le formelle di terracotta pavimentali ritrovate in Puglia e Basilicata, quelle della chiesa mottolese sono le uniche risalenti al XIII secolo.
Le superstiti mattonelle fittili del pavimento del tempietto sono essenzialmente di tre tipi: a) quadrate e decorate a bassorilievo con motivi fitomorfi, zoomorfi e simbolici; b) quadrate e prive di decorazioni; c) rettangolari e prive di decorazioni.
Le due tipologie di mattonelle quadrate hanno il lato di circa 21 cm, mentre le mattonelle rettangolari hanno le dimensioni di circa 23 x 10,5 centimetri. Si tratta di sottomultipli della canna napoletana, l'antica unità di misura che veniva usata nel periodo angioino nel Regno di Napoli.
I motivi decorativi presenti nelle mattonelle fittili a bassorilievo della pavimentazione mottolese sono sei:
1. Drago: La figura mitologica del drago, simbolo del male, è raffigurata solo in un paio di mattonelle, poste nei pressi della sacrestia. La bestia demoniaca appare iscritta in una cornice circolare decorata con bande e spirali. la testa, che presenta due corna, è di un mammifero, la bocca è aperta e mostra la lingua; il lungo collo si innesta sul tronco da mammifero, sul cui dorso sono presenti due ali piumate. Le zampe anteriori rampanti sono artigliate e piene di speroni, così come le zampe posteriori; la lunga coda ritta presenta anch’essa, per tutta la sua lunghezza, una cresta di speroni.
2. Grifone: Il grifone, nel bestiario medievale, è un simbolo estremamente positivo, riferito alla duplice natura terrestre e divina di Gesù Cristo. Esso rappresenta, inoltre, lo sforzo di iniziazione che l'uomo deve compiere per elevarsi, attraverso il passaggio da una condizione terrena umana - l’animale terrestre, il leone - ad una superiore celeste divina, simboleggiata dall’aquila. Nelle formelle mottolesi l’animale favoloso viene rappresentato inscritto in una cornice circolare, decorata con motivi ornamentali; ha una postura rampante, con le ali e la testa di aquila volta all’indietro, mentre il corpo e la coda sono quelli di un leone.
3. Albero della vita: è l’elemento maggiormente raffigurato nel pavimento fittile mottolese. Esso viene ricordato nella Genesi, dopo la creazione dell’uomo, posto nel mezzo del giardino dell’Eden, tra i tanti alberi con frutti belli e buoni da mangiare che erano stati creati da Dio. L’ albero è riferito ai concetti di creazione, di vita e di legame tra cielo e terra; iconograficamente è spesso rappresentato carico di frutti. D’altra parte, esso è anche collegato al legno della Croce, in quanto il legno da cui scende la risurrezione è la croce di Cristo, e il suo frutto è Cristo stesso, morto e risorto. Pertanto, mangiare un frutto dell'albero della vita significa andare verso l’immortalità, che viene garantita dalla risurrezione e dalla vita eterna. In una prima tipologia del pavimento mottolese, l’albero della vita è rappresentato con una chioma trilobata carica di frutti, realizzata con volute e girali, tra due festoni laterali.
4. Albero della vita e Agnello di Dio: in questa versione l’albero è raffigurato in forma stilizzata, i frutti disegnati con evidenza, accompagnato dalla figura dell’Agnello di Dio, presente in primo piano al di sotto della sua chioma. Questa rappresentazione rimanda a soggetti iconografici molto antichi. Il tema è ispirato da diversi passi dell'Apocalisse di Giovanni, a partire dalla promessa dell’Agnello divino di dar da mangiare ai vincitori il frutto dell'albero della vita, che è nel giardino del suo Dio.
5. Albero della vita, posto tra due fiori della vita: in questa versione è realizzato in modo estremamente schematico e stilizzato, ed è posto tra due fiori della vita a otto petali.
6. Fiore della vita: simbolo antichissimo strettamente collegato al culto del sole, rappresenta nel medioevo la rinascita, la rigenerazione, la speranza e solitamente viene raffigurato con sei petali. Si tratta di un elemento ricorrente nell’arte di chiese e monumenti dei Templari. La sua versione a quattro petali rappresentava per i Cavalieri del Tempio i Quattro Elementi del creato (fuoco-acqua-terra-aria), mentre il raddoppio dei petali alludeva agli otto attributi della materia, la cui aggregazione e disgregazione venivano generati dalle forze cosmiche dell’Amore e della Discordia. Infatti, ogni Elemento possiede una coppia di attributi: il Fuoco è caldo e secco; l’Acqua è fredda e umida; la Terra è fredda e secca; l’Aria è calda e umida. Vi è poi la versione del fiore della vita a sedici petali, multiplo di otto, col fiore inscritto in un cerchio. Il numero otto nella tradizione cristiana è collegato alla nascita, al rinnovamento, alla perfezione, al paradiso e alla resurrezione.
Le mattonelle non decorate sono presenti nella sacrestia e in buona parte della seconda sezione dell’invaso sacro. La parte più “nobile” del pavimento è costituita dalle mattonelle decorate a bassorilievo che si addensano in particolare presso l’ingresso della sacrestia e quello che doveva essere l’altare principale del tempio. I diversi tipi decorati sono disposti in modo casuale e non uniforme, apparentemente senza ordine e criteri precisi.